Le latterie turnarie erano un tempo diffuse in tutto l’arco alpino. Le caratterizzava una modalità di gestione del latte semplice, economica e adatta alla produzione casearia a scala locale, con numerosi allevatori sparsi nelle borgate. Le società cooperative turnarie non acquistano il latte ma effettuano un servizio di lavorazione per conto dei soci. Ogni allevatore dispone di un libretto dove quotidianamente viene annotato il latte conferito e il credito (o il debito) di latte nei confronti della latteria. Tutto il latte portato dagli allevatori in una giornata viene trasformato per conto di un unico socio: i prodotti ottenuti in quella giornata sono di proprietà del socio, che normalmente li ritira per commercializzarli in proprio ma può venderli anche allo spaccio della latteria quando questo è attivo.
L’Ecomuseo delle Acque e Slow Food Italia hanno iniziato un percorso condiviso per conservare e valorizzare le ultime turnarie ancora in attività. Nel 2019 a Gemona del Friuli è stato siglato un accordo di collaborazione tra la Latteria turnaria di Campolessi (Udine), il Caseificio turnario di Peio (Trento), la Latteria turnaria di Valmorel (Belluno) e la Comunità degli allevatori del comprensorio di Tolmin/Tolmino (Slovenia) per la condivisione di buone pratiche, risorse e progetti e per garantire un futuro a un modello di lavorazione del latte etico e sostenibile, a rischio di estinzione.
Le latterie turnarie, resistenti per definizione, rappresentano una scelta strategica per favorire l’economia locale, conservare il patrimonio ambientale e culturale di un territorio, stimolare la produzione di alimenti di qualità, garantire la vendita diretta che valorizza il lavoro degli allevatori e l’acquisto di prodotti a costi sostenibili, perché l’accesso a un cibo quotidiano “buono, pulito e giusto” è un diritto di tutti.
Per approfondire > Carta dei princìpi delle turnarie